Un alieno alla mia tavola

Casa, finalmente: il proprio letto, il proprio divano, il proprio cuscino da allattamento, cibo in abbondanza (frigo riempito dalla provvida suocera). E caldo, tanto caldo. Ventole sul soffitto, un mega-ventilatore in salotto, si fa come si può – condizionatore no grazie.
La notte è difficile dormire: fa caldo, ma specialmente ascolti questo respiro alieno che riempie la stanza e sobbalzi ad ogni cambio di ritmo, ogni gorgoglio o fruscio – quando non sei sveglia per dargli da mangiare, ovviamente. Lui dorme poco, un po’ per fame e un po’ per il caldo.
Attività principali di questo nuovo esserino: mangiare, dormire, pisciare, cagare. Specialmente mangiare: sempre alla tetta, a volte sembra di impazzire. Ma si sa che i piccoli mangiano spesso, tanto più per bere – con ‘sto caldo! – quindi si sopporta.
Alla visita del 7° giorno la pediatra controlla la crescita e commenta “Non sperate di poter seguire i suoi ritmi, deve fare almeno 10-12 pasti al giorno”. Il pupo di pasti ne fa “solo” 9-10, quindi cominciamo a svegliarlo quando son passate le due ore dal pasto precedente. Nel frattempo sento la puericultrice del corso preparto, calcola che il calo fisiologico in ospedale è stato un po’ alto, insiste affinché pesiamo il pupo entro pochi giorni per controllare come procede l’aumento; accetto giusto per controllare, anche se son serena perché il pupo sta bene, è tranquillo piange poco, ha una bella pelle, e cacca e pipì certo non mancano.