Nonni

Quando ero meno obnubilata dal sonno constatavo l’invecchiamento dei miei genitori: si scaldavano l’un con l’altro per dettagli minimi e litigavano a lungo, ripetendosi di continuo come neanche Sandra e Raimondo; con gli anni avevano riempito la casa – quella casa una volta impeccabile – con pile variamente disordinate di oggetti più o meno utili e più o meno sensati; la loro giornata più che da routine era scandita da veri e propri riti, ostili a qualsiasi novità o modifica.
Resta il fatto i miei genitori sono stati due ottimi aiutanti nella gestione quotidiana del pupo, modificando i loro riti quotidiani quando necessario, e prestandomi la loro routine per farmi sentire più umana – tipo i pasti ad orari decentemente regolari, non era poco in quelle condizioni!
C’è comunque una differenza fondamentale fra una nonna ed un nonno. Le nonne son tutte uguali, siano madri o suocere: ti squadrano e commentano saputelle “Lo tieni troppo in braccio, lo stai viziando. Dovreste tirarlo su dalla culla solo se piange”, ma al primo ‘nghé accorrono agitate “Cosa c’è povero caro? Vieni in braccio dalla nonna”; “Lo vesti troppo” è la più classica delle accuse, salvo poi incitarti “C’è corrente, coprilo!”; mentre ti uccidi per allattarlo tentennano il capo “E’ davvero necessario tenerlo al seno così spesso?”, ma appena il bambino sospira o muove il sopracciglio ti accusano “Ecco, ha fame, non gli dai da mangiare?!”; “Questo bambino non cresce!” lamentano, poi quando lo rivedono settimane dopo chiedono preoccupate, “Ma non è che mangia troppo?, come può essere così ingrossato?”, e si precipitano a chiedere un parere al primo farmacista di turno (cosa c’entrino i farmacisti, poi…). In generale le nonne del pargolo servono a far andare in bestia la mamma dello stesso, ma non lo fanno per cattiveria: in fondo 35 anni fa la puericultura era tutto un altro mondo rispetto alle attuali direttive dei pediatri, e le nonne restano spaesate da non-regole tipo l’allattamento o le coccole a richiesta.
Il nonno maschio è invece più gestibile, di solito è intimidito dal neonato quindi lo guarda da lontano; in cambio è un vero campione di intrattenimento e quando gli affido il pupo gli fa facce, voci, gli canta, fa giochi con le mani, ed in genere lo stordisce di chiacchiere su qualsiasi cosa gli venga in mente – inclusa la funzione catenaria. Il pupo apprezza, anche la catenaria. Inoltre, visto che il nonno materno è interdetto dalla nonna a tenere il pupo in braccio (vedi mia cicatrice sul sopracciglio), gli resta l’importante compito di spingere la carrozzina quando usciamo in passeggiata; in realtà non potrebbe fare neanche con questo (vedi volo di mio fratello neonato lungo un pendio, tipo “Corazzata Potemkin”), ma con me accanto che controllo – e mi godo la passeggiata – l’attività è permessa.