Tre settimane dai suoceri: al lavoro di giorno incontrando interminabili file in autostrada, all’andata o al ritorno o entrambi, sotto un sole che spacca il cervello; poi la sera il ritorno a casa dei suoceri, dormendo su un materasso tutto bugni e sorbendosi le manie varie della suocera – a cavàl donato non è educato guardare in bocca.
Mio figlio lo vedo la mattina presto e la sera tardi, sta comodo sul mio braccio peloso; se non ci vede abbastanza da riconoscere la mia faccia, se non altro sembra riconoscere la mia voce – ed il braccio peloso. Che bella pallina mio figlio… come previsto i suoceri ne sono stati conquistati, d’altra parte con quegli occhioni! La nonna era stata avvisata circa lo sguardo significativo del pargolo, ma aveva risposto scettica “Ma figurati, a quell’età non vedono nulla cosa vuoi che ti guardi”; poi ovviamente di fronte alla creaturina in carne ed ossa è andata in brodo di giuggiole, constatando incredula “Ma… mi sta guardando!”.
Qualche sera salto i suoceri per tornare a casa: cambio vestiti, nanne su un letto decente, trasporto robe avanti ed indietro per la moglie. Quest’ultima la sera mi smolla il pupo appena può, a sentir lei star dietro alla creatura è da spararsi, pomeriggi interi sempre su di giri e senza dormire una virgola, a me invece sembra sempre tranquillo e delizioso, boh si sa che le donne esagerano sempre.
Ma per fortuna il tempo passa, e per fortuna al primo mese di vita c’è la visita obbligatoria dal pediatra, perciò – URRAH URRAH – si torna a casa. Tre settimane in casa della suocera, me stesso santo subito.

Tana dei Panda
bambini si nasce, panda si diventa

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