Nido: conto alla rovescia

Ti volti un attimo e il pupo va già al parco con le sue gambe (correndo per metà percorso), fa esperimenti con le sillabe ed i suoni bizzarri, comincia a star strettino (per lungo) nei body di sempre, e nel giro di qualche settimana entrerà pure al Nido. Il Nido, che conquista e al tempo stesso che ansie: ce la farà? Ci abitueremo ai suoi moccoli perenni? Riuscirà a non prendersi una febbre da cavallo dopo soli pochi giorni?
Il fatto che al Nido le temperature interne siano molto alte, in modo inversamente proporzionale alla temperatura esterna, mi sembra una vera porcheria: sia per gli sbalzi dentro-fuori che dovrà subire la creatura, sia per la naturale proliferazione di agenti patogeni in un ambiente caldo. Ecco, devo ancora inserire il pupo al Nido e già vorrei fondare un comitato di genitori, per l’abbassamento delle temperature interne durante l’inverno! D’altra parte ci son genitori che d’inverno tengono i neonati – seminudi – in case roventi, e davvero non non ne comprendo il senso: mi sembra una abitudine perversa sia per la salute dei pargoli che per i consumi energetici (mondiali). Mamma polemica, o poLLemica – cocccodé!
Certo questa sarà una generazione molto più avanti di noi genitori-cariatidi-quasiquarantenni, perché a quindici mesi il pargolo già cerca e vuole giocare con l’iPad di papà: si diverte con lo xilofono (papà ha trovato una application gratuita dal suono molto naturale), gioca coi versi degli animali o coi suoni dei veicoli, quando è stanco si stende a letto con papà e si guarda La Pimpa o i Potter Puppet Pals (il mitico “Mysterious ticking noise“, che guarda ed apprezza da quando aveva sei mesi). Rispetto al semplice piazzare un pupo davanti alla TV, è un bel cambiamento: papà è sempre accanto a lui, gioca con lui, e spesso si tratta di attività interattive e non di mera fruizione passiva. E poi vuoi mettere scegliere i programmi grazie a YouTube, rispetto al subire un palinsesto deciso da altri dove l’unica libertà è cambiare canale… non so, ma credo (e spero) che per questa generazione la TV sarà un accessorio tipo il tostapane o la bistecchiera, che usi ogni tanto se ti serve altrimenti lo pianti là per mesi a prendere polvere. O sono troppo ottimista?
Piuttosto, le mani restano il punto debole: il pupo ama i buchini, gioca coi cassetti senza lasciarci le dita dentro, sperimenta lo svitamento (ma non sa riavvitare), gioca con le dita, ma la coordinazione è ancora lontana a venire. Per le nostre cene serene ho di recente sviluppato una nuova strategia: preparo la stessa pietanza per me e per lui, la verso nel mio piatto, dò un po’ della mia cena a lui nel suo piatto, lui fa tentativi sul suo piatto con la sua posata (o più spesso con la mia, sigh), e nel frattempo io un po’ mangio un po’ lo imbocco. Per il momento centrarsi la bocca non è un problema, peccato che il cucchiaio o la forchetta di turno vi arrivino vuoti, sempre se arrivano dalla parte corretta e non dalla parte del manico. Resta l’indipendenza quando si tratta di mangiare con le mani – formaggio, frutta, tutto quel che si può – ed una recente abilità nel bere dal bicchiere da solo, senza manici o ausili; ma per il vero salto di qualità dell’abilità manuale temo che dovremo aspettare il Nido, e confidare nei neuroni specchio e nell’esempio dato dagli altri bambini. Nido, Nido, odi et amo!