Sicché stasera, mentre in auto con mamma si tornava a casa per cena, come ogni sera, stavo facendo la mia solita privata pantomima – nello specifico, piangevo e strillavo e minacciavo di aprire la portiera, per cause assolute come “Di là!” o “Fare la spesa!” – finché a un certo punto, non ricordo come, mi ritrovo mamma al mio fianco (orpo!, ma allora chi guida?), e guardando meglio mi accorgo che siamo fermi, in mezzo al niente.
“Finché non ti calmi, io non guido” fa quella. “Sai è pericoloso guidare da nervosi, con una sirena che ti urla nelle orecchie. Aspetto qua che ti calmi un po’, tanto non ci corre dietro nessuno”.
Io avevo addosso una bella rincorsa di urla e strepiti, e in più il pilota automatico è duro da disinserire (lo stesso comando che avevo inserito la mattina, chissà perché m’è scattato pure stasera), insomma ci ho messo un po’. Alla fine, detta fra noi, mi son pure stufato e a singhiozzi quasi estinti ho chiesto:”Andare a casa”.
“Elio vuoi andare a casa? Ripartiamo?” ha chiesto la strega.
“Sì” ho capitolato. Poi mentre ci stavamo reimmettendo sulla strada principale ho accennato un innocuo “Di là!”, ma una minaccia immediata di fermarci di nuovo mi ha bloccato sul nascere. Dopo un po’ ho cominciato a chiacchierare come un bambino normale, pensa un po’. Chissà cosa mi era preso, vai a capire. E quando a 300 metri da casa mi son rimesso a strillare per non ricordo più ben cosa, ‘st’altra come una posseduta ha sbandato di fianco, ha inchiodato in un parcheggio bordo-strada ed ha spento l’auto. “Va bene tesoro, dimmi quando hai finito così ripartiamo”.
Ammazza, questa è più matta di me. Son quindi tornato a più miti consigli, e più concilianti comportamenti.
Credo che farò il bravo, per un giorno o due.

Tana dei Panda
bambini si nasce, panda si diventa

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