Animaccia nera?

crudelta involontariaUn crollo in Bangladesh, tutti quei morti. E ti ritrovi a pensare con sgomento: il primo fornitore di vestiti per il papero è l’Oviesse, e poiché tutti i vestiti per bambini Oviesse sono fatti in Bangladesh… la conclusione del sillogismo è difficile da mandare giù.
E’ l’economia di base: 100% cotone, taglio e cuciture buone, capi resistenti ai lavaggi, prezzo ottimo. Il principino deve essere vestito bene (per quanto sportivo, vista la sua propensione a macchie e rotolamenti), ma spendendo il minimo possibile; tanto più che i bambini scappano in fretta, non ha senso strapagare un capo che durerà una sola stagione, o al massimo due.
Ma questa economia di base implica anche che, mentre adorno il mio adorato figlio unico, qualcuno (in gran parte donne!) dall’altra parte del mondo lavora su turni massacranti per quattro soldi, e rischia pure di morire in un crollo. Come donna, questo pensiero mi fa arrossire – in fondo potrei esserci io al posto di quelle operaie.
Soluzioni? Difficile promettersi “Spenderò di più”: coi tempi che corrono lo stipendio mensile è una fortuna incerta (questo mese arriva, mese prossimo chissà), e nessuno può permettersi di scialacquare. Forse dovrei cominciare ad acquistare di più presso i negozi dell’usato. Un’altra soluzione sarebbe utilizzare vestiti in prestito; ma visto che mio fratello mi ha passato molto poco per i 3-4 anni, faccio fatica ad attivare le amicizie visto che in fondo per ora i soldi ci sono, e magari chiedendo vestiti in prestito li toglierei a qualcun altro che ha maggiore bisogno.
Nel frattempo se io acquisto meno, le donne in Bangladesh avranno meno ordinativi e ci sarà meno occupazione… oppure quelle donne riusciranno finalmente ad avere condizioni di lavoro migliori, ed Oviesse inizierà ad acquistare il tessile in Kenya, o in Nigeria, dove si ripeteranno ancora gli stessi problemi (in fondo non era tutto iniziato in Inghilterra a fine ‘800?). D’altra parte Oviesse potrebbe dirmi: se ti faccio pagare 20 Euro una maglietta taglia 3 anni, vieni ancora da me? Di nuovo, arrossisco…