Malgrado le previsioni, finalmente una domenica di bel tempo: carica presto il pupo in auto, che si va a Marostica a vedere il castello. Sole, scarpinate, gelati e tranquillità: una gran bella mattina. Stiamo tornando quando vediamo via-vai davanti ai cancelli della Laverda, il mito di mamma – un produttore locale di macchine agricole, quella splendida distesa di mietitrebbia parcheggiata nello smisurato cortile aziendale. “Vuoi vedere che si può visitare lo stabilimento?”, ci diciamo col babbo, bava alla bocca. Ci fermiamo ma stanno chiudendo, riapriranno alle 15. A casa.
Ma ormai il pupo ha il tarlo di Frank, il mietitrebbia di Cars – ne è attratto come da tutto quello di cui ha paura – e dopo pranzo col cavolo che vuol dormire:”Andiamo a trovare Frank!”, continua a chiedere mentre saltella da una stanza all’altra. E andiamo a trovare ‘sto Frank, in fondo è un’occasione che capita solo ogni due anni, e poi mamma ha sempre sognato di presentare il curriculum a questa azienda, peccato sia lontana da casa.
E così l’ignara famigliola si avvia per il turno pomeridiano di visita in Laverda, aspettandosi la scena del mattino – qualche auto e tranquillità domenicale. Ci troviamo piombati in una ressa d’auto da Fiera del Soco, gente che parcheggia nelle vie parallele, nelle strade di campagna, a momenti dentro ai fossi, il pur grande parcheggio aziendale strapieno – perfino la Diesel sullo sfondo pare piccola piccola… Dentro il delirio: bambini, bambini, bambini, tutti in coda nervosa per salire sui mietitrebbia esposti in showroom – due macchine complete, una storica tutta manuale del ’58, e una cabina per le simulazioni – mentre nel cortile centrale puoi ammirare altri Frank in mostra, ed uno in movimento (chi lo sapeva che potessero fare tutte quelle cose?, pareva un’astronave di Guerre Stellari). Infine la coda per visitare la Produzione, quei biscioni di gente che trovi solo davanti ai Musei Vaticani, purtroppo impraticabili se devi inseguire un nano di neanche tre anni, che ha saltato il pisolo pomeridiano.
La visita quindi si è svolta così: pupetto semi-isterico che fa la fila per salire su un mietitrebbia, e quando scende (costretto a forza dal genitore) si rimette in fila per un altro mietitrebbia; fra una fila e l’altra corsa autarchica fra la folla, genitore pigliami se ti riesce! Durante la coda, svariate scene di protesta perché ad ogni bimbo che scende tocca a lui – no amore, vedi siamo dietro a questo con la maglia blu, quando scende lui solo allora tocca a noi. Babbo paziente ed impeccabile malgrado le incazzature, e gran placcatore. Mamma disperata trascorre il pomeriggio ad inseguire la creatura con cose in mano – banane, yogurt, tartine – sperando che un po’ di cibo lo faccia tornare in sé, di solito funziona; ma l’unica tregua è durata solo un’oliva ascolana.
Sì, perché oltre ad aver reso disponibile lo splendido e nuovissimo showroom, il museo, i cortili e lo stabilimento produttivo per l’occasione “Fabbriche Aperte” (http://www.turismoindustrialevicenza.it/html/news/dettaglio.php?idNews=117), la Laverda regalava pure un omaggetto ad ogni visitatore, ed offriva un buffet – chiaramente preso d’assalto da cavallette grandi e piccole. Ce ne siamo andati alle 17:30, quando finalmente il nano semi-svenuto dopo la quarta (la quinta?) mietitrebbia, e la dichiarazione “Taglio le persone” mentre era in cabina, si è lasciato portare a casa; ma a vedere il via-vai di gente, e le macchine che ancora arrivavano a quell’ora, penso che in Laverda abbiano chiuso i cancelli solo alle 20, cacciando la gente con la forza… Mi sa che perfino al negozietto aziendale non sia rimasta una sola maglietta da vendere!
Stringe il cuore essersi persi la visita alla Produzione, ma che dire, ce lo segniamo su Google Calendar e fra due anni ci saremo! (la mattina, stavolta) Una gran Festa della Mamma, non c’è che dire.

Tana dei Panda
bambini si nasce, panda si diventa

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