tare phoneChi è quel signore? – Non lo so.
Dove va? – Andrà a casa.
Perché va a casa? – E tu perché torni a casa?
Dei garage. Sono due garage. Perché sono due? – Perché non sono uno e non sono tre, quindi sono due.
E quello? Come si chiama? – Chiediglielo tu.
Chi è quella signora? – Non lo so!
E perché non lo sai? – Amore non so tutto di tutti, non sono mica Google!
Questa la passeggiata-tipo col pupetto: lui sulla bici senza pedali, il babbo che mentre arranca deve rispondere ad una gragnuola di domande idiote. Ma perché imparano a parlare? PERCHE’?
L’unica grande consolazione arriva la sera, quando – perfida – mamma chiama i genitori lontani, il pupo vuole parlarci e non li molla più, racconta cose sue o si fa raccontare di tutto, e quando nonno ci prova per la sesta volta “Allora buonanotte, eh?”, lui risponde categorico:”No”, e poi parte con qualche discorso, o si fa passare la nonna giusto per tirarla lunga. Mamma impietosita a un certo punto inizia “Elio dammi il telefono!”, e quello si alza e continua a telefonare trotterellando in corridoio, che tocca inseguirlo. Non tace mai, con tutto che in questi giorni è pure malatino. L’altra mattina non ha avuto pietà neanche del tecnico della caldaia: ne controllava l’attrezzatura, faceva commenti sulle varie fasi di lavoro, chiedeva il perché e il percome. Per fortuna è un pupo educato, faceva le sue apparizioni poi scompariva per un po’, lasciando lavorare il malcapitato che forse aveva a sua volta figli piccoli, visto come rispondeva a tono.
Per fortuna quando il gioco si fa duro, c’è sempre l’iPad. Restano insostituibili il parrucchiere TocaBoca, e le app della Fox&Sheep: magari ci giochiamo una o massimo due volte alla settimana, ma per noi padri moderni è ancora il mezzo più efficace per ammansire la belva. Almeno giocando, la smette di chiedere perché!