Quest’anno è stato bizzarro tornare al lavoro, dopo due settimane di ferie al mare; due settimane continue, come non ci era mai più accaduto dopo la luna di miele.
Posto piccolo, mare bello, ospitati da belle persone (viva le Marche!). Il nostro resindence pareva popolato unicamente da bambini maschi di circa 5 anni, pure simpatici, e il pupo non si annoiava mai. Io e lui sempre in ammollo, la mattina mare (col salvagente il piccolo andava ovunque, preferiva stare dove non toccava), il pomeriggio piscina. Il nano è diventato molto disinvolto in acqua, tanto che l’ho già iscritto ad acquaticità in piscina, per l’inverno, in modo che non perda la passione per il galleggiamento.
Eppure, proprio il nano è stato l’unica nota stonata delle vacanze. Capricciosetto, volitivo solo per il gusto di scardinare i progetti famigliari, prono alla scena isterica pur di averla vinta. Ma soprattutto è stata dura fare la ginnastica per la lingua, come da istruzioni della logopedista. Il lecca-lecca: lingua da sotto in sù, lingua attorno al dolcetto, lingua attorno alle labbra. Siluro: lingua fuori dritta a punta. Cavallo: schioccare con la lingua. L’importante non è farli a lungo, ma farli ogni giorno, e ogni giorno la stessa lotta furibonda affinché termini gli esercizi entro un tempo decente, e non con pause eterne fra una ripetizione e l’altra, con tutto che a farli di fila durano dieci minuti.
Nelle settimane precedenti alle ferie avevo fatto leva su una minaccia terra-terra, “Se non ti impegni, il motosega giocattolo migra in cantina”, cavandomela ogni sera con 30-40 minuti di dai, avanti, ora ripeti, siediti bene, guarda la tua lingua non guardare me, ecc. Al mare ho tentato con “Si va in piscina solo dopo la ginnastica”, ma certi giorni quello passava ore a rotolarsi, saltellare, fingere di leggere, e un pomeriggio l’abbiamo pure trascorso tutto da segregati in camera. E’ stata un’agonia. La logopedista è stata molto contenta dei progressi, ma io intanto ho perso dieci anni di vita a forza di incazzature.
Ma forse è stato questo il problema, l’incazzatura. Incazzarsi è il ripiego dei deboli, i nani lo sanno e se ti incazzi capiscono di poter vincere, e rincarano la dose. Doveva mettersi un pupetto di cinque anni a spiegarmi questa regola fondamentale della vita, così utile anche sul lavoro. Alla fine sono rientrata dalle ferie con la testa sgombra, senza progetti né volontà, solo genericamente felice. Ho smesso di tradurre dal cinese ma ho ripreso a leggere la sera, un po’ di tutto e nella lingua che capita. Io e il nano ora siamo più uniti, quello sfiancante scornarci reciproco ci ha resi più solidali, quasi alleati. Più che una vacanza, mi sembra che sia stata un’esperienza mistica – per quanto dal senso a tutt’oggi oscuro. Ed ora quel che succede in azienda mi tange molto meno: c’è vita oltre quei muri, ci sono altre ditte oltre quella strada, c’è forza dentro queste vene. Se non mi ha ucciso mio figlio, di certo non ci riuscirete voi.

Tana dei Panda
bambini si nasce, panda si diventa

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