Mia moglie e la babysitter l’hanno soprannominata “Hitler”. La tizia infatti è alta e ben pasciuta, occupa un certo spazio fisico, e la sua personalità corrisponde ovvero, se può, tenta di inglobare e prendere possesso dell’interlocutore. Di solito di fronte a personaggi del genere io mi limito a dire “si”, e nel frattempo penso ai fatti miei. La polla di mia moglie invece si lancia in confronti verbali, facendo a gara a chi seziona in modo più approfondito il tal fatto o la tal parola. Sembrano due fisici atomici a confronto: uno parla di neutrini l’altro tira in ballo i quark, e avanti sempre più nel micro dettaglio.
Devo ammettere che la prima “restituzione” – come vengono chiamati i colloqui con le psicologhe che hanno “preso in carico” la propria creatura – ci aveva fatto una impressione migliore. Era stato un quadro generale di nostro figlio, che ci sembrava più corrispondente alla nostra esperienza quotidiana. All’epoca non ci siamo insospettiti; solo io, alla fine ero così stanco che con l’auto stavo tentando di scavalcare un muretto.
In questo secondo incontro, invece, volavano parole come coltelli. Essenzialmente ci è stato rinfacciato che abbiamo un figlio maschio: non va bene che gli piacciano le armi giocattolo, non va bene che giochi a sparare e a fare la guerra, non va bene che si appassioni ai racconti circa le vicissitudini del bisnonno durante la Prima Guerra Mondiale. Per fortuna mia moglie non ha confessato di avere letto al bambino “Un anno sull’altopiano”, grandemente apprezzato peraltro. Inoltre non va bene che il bambino sia egocentrico e sbruffone, e che cerchi sempre di fare quello che gli pare.
Riguardo a questo ultimo punto, mia moglie ha puntualizzato che nostro figlio non ha mai avuto problemi di disciplina, ed è sempre stato molto rispettoso circa le figure di autorità. Hitler invece l’ha accolto con sorrisoni tipo gatto del Cheshire, gli ha lasciato libertà assoluta di scegliersi le attività, salvo poi stigmatizzarlo per ogni attività scelta / inventata. Forse se avvisava prima noi e il bambino circa suoi diritti – qualsiasi cosa tu dica o faccia potrebbe essere usato contro di te – mi sarei evitato questo pallosissimo confronto moglie-psicologa.
Mia moglie mi ha fatto notare che ci è costato davvero parecchio, questo percorso di mesi che ci ha restituito il fatto di avere un figlio maschio. Lei sta meditando che forse, dopo tutti questi anni di psicologhe dall’apporto discretamente inutile, il bambino meriti di avere una vita normale e di iniziare calcio l’anno prossimo, al posto di ‘ste para-terapie. Secondo lei il bambino ha bisogno di figure maschili per maturare un po’, lei non ne può più di donne che giudicano maschi con metro da donne – detto da una mammA, mi sembra puro nonsense. Io invece penso che se la psicologa Asl ci ha mandato qua, avrà avuto le sue ragioni: anche se ho dormito per gran parte dell’incontro, da settembre rimanderei il pupo da Hitler.

Tana dei Panda
bambini si nasce, panda si diventa

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