Bambolina che fa gno gno gno

“Dai amore, mangia lo yogurt”. “Gno.”
“Le vuoi un po’ di zucchine?”. “Gno gno”.
“Tesoro sei pieno di muco, ti soffi un po’ il naso?”. “Gno”.
“Non ti starai mica arrampicando per giocare con l’ampolla dell’areosol, vero?”. “Gno gno”.
Non si può dire che non sia educato: a domanda, risponde. Che anche prima i suoi ‘no’ li ha sempre fatti capire benissimo, solo che ora sentirselo dire in faccia con la vocina pacata e quell’aria seria da milord, lo scuotimento di testa ed a volte anche il gesto con la mano perché sia più chiaro il messaggio, beh fa un altro effetto.
Poi a volte lo yogurt lo mangia lo stesso, le zucchine gli piacciono pure, ma appena si esce dall’ambito cibo sono “gno” piuttosto decisi e realistici, di uno che proprio non vuole. Perché soffiarsi il naso da soli è divertentissimo quando stai bene e giochi con la mamma, ma se hai davvero il raffreddore non ci pensi nemmeno a fare lo sforzo, tanto meno se ti presentano un fazzoletto; se invece trovi un paio di calzini o un asciugamano, allora sì che ci si può soffiare il naso – ci vuole l’anti-fazzoletto, al solito.
Consola che oltre a “gno” la creatura si dedichi anche ad altre parole nuove: “tàttt’o” = trattore (ha un periodo di trattorite furiosa, dei suoi libri salta tutte le pagine e si ferma solo su quelle coi trattori), “gìa” = zia, “gii’a” = gira (come la lavatrice, le ventole, la trottola), l’immancabile “gnògno” = il nonno o la nonna, “mìa” = mio/mia, e stasera faceva esperimenti con il proprio nome con una serie di LeLe LoLo LeLi. Abbiamo ancora qualche mese di tempo, dai che al bilancio dei due anni riusciamo a farci dare la sufficienza!
In cambio, stasera a fine cena l’ho raggiunto in sala e gli ho chiesto se voleva della pera, lui non mi ha badata quindi son tornata in cucina; dopo un po’ lui mi ha raggiunta, è andato al mobiletto della frutta e si è tirato fuori una pera, e me l’ha data per farsela sbucciare. A volte mi coglie un pensiero, quella reazione come se fossi suo papà: nostro figlio è un genio!