Io gli adulti proprio non li capisco. Queste sono la terza e la quarta psicologa che mi becco, da quando ho iniziato scuola. Che sia un gioco a chi ne colleziona di più, come le figurine dei Pokemòn? Forse ho la mamma ricca, però non le piacciono i vestiti fighi né i macchinoni, allora spende tutto in psicologhe per il suo adorato pargolo? Boh.
L’unico lato positivo delle psicologhe, questo è inconfutabile, è che per andarci esco prima da scuola e quindi perdo qualche ora, ogni settimana lo stesso giorno; è la mia piccola gioia settimanale. E forse c’è un altro lato positivo: diversamente dalla logopedista, le psicologhe non mi danno attività da praticare ogni giorno a casa con nazi-mamma; mi limito a stare con loro, le seguo col 10% della mia CPU nei loro discorsi e attività, sorrido quando mi sorridono e aspetto che il tempo passi, infine torno a casa come se non fosse successo niente. Tutto sommato è sopportabile.
Le due nuove personagge sono una tizia che fa le vocine dolci e fintissime, ma ben piazzata e che con una sberla potrebbe scagliarti in fondo alla stanza; e la sua collega bionda e carina, almeno lei carina davvero e non per finta come l’altra. Con la tipa grossa lavoro in palestra, con l’altra lavoro alla scrivania; in entrambi i casi mi spronano ad esprimere me stesso e il mio immaginario, salvo poi disgustarsi di quanto esprimo e cercare di correggermi. Tradotto: le armi fanno schifo, la guerra fa schifo, io non posso giocare a fare il Re dell’Universo. Ma non mi offendo, perché in fondo grazie a loro perdo qualche ora di scuola, e per riconoscenza cerco di farle contente come posso. Se non altro, in palestra salto e sudo e in qualche modo me la passo.
La seconda psicologa, quella dell’Asl, è convinta che lavorare con la terza e la quarta psicologa mi aiuterà ad essere meno incazzoso e ad imparare a concentrarmi in classe. Dopo un paio di mesi di attività, sinceramente né io né i miei né le maestre vedono alcuna differenza rispetto a prima; ma siccome i miei si stanno svenando per il costo esorbitante del servizio, presumo che almeno loro possano dirsi contenti – in fondo spendere soldi è quello che volevano, no?
Nel frattempo Angelo, un mio compagno di classe nonché amico, è da questo inverno che fa calcio e si trova proprio bene. Mi ha surclassato: siamo alla fine della terza elementare, ed effettivamente molti maschi stanno passando dall’amore per le armi alla passione per il calcio. A me il calcio non interessa, sono pure brocco e la palla mi fa paura, ma la massa è pur sempre la massa e se vuoi mischiarti con lei bisogna tapparsi il naso e tuffarsi. Quindi basta Minifigure Lego, ora quando chiedo un premio voglio le figurine del calcio, così a scuola possiamo scambiarci le doppie. E poi vorrei anche io andare a fare calcio con Angelo; ma temo che costi molto meno delle psicologhe, chissà se riuscirò a convincere i miei?